Carlo Mauri

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Carlo Mauri
Carlo Mauri sulla vetta del Gasherbrum IV
Nazionalità Bandiera dell'Italia Italia
Alpinismo
Specialità roccia
 

Carlo Mauri (Lecco, 25 marzo 1930Lecco, 31 maggio 1982) è stato un alpinista ed esploratore italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Era socio del gruppo alpinistico Gruppo Ragni Grignetta di Lecco.

Dopo le prime ascensioni effettuate sull'arco Alpino, tra le quali spiccano la prima invernale della via Cassin sulla parete nord della Cima Ovest di Lavaredo con Walter Bonatti nel 1953 e la prima solitaria della via della Poire sul versante della Brenva del Monte Bianco nel 1959, fu protagonista di numerose spedizioni. Nel 1956 partecipò a una spedizione organizzata da Alberto Maria de Agostini e raggiunse la vetta del Monte Sarmiento nella Terra del Fuoco; due anni dopo prese parte alla spedizione di Riccardo Cassin che lo portò sulla vetta del Gasherbrum IV con Walter Bonatti.

Nel 1969 e successivamente nel 1970 con Thor Heyerdahl, fece parte dell'equipaggio del RA, natante interamente costruito in papiro, con il quale attraversò l'Oceano Atlantico.

Successivamente all'avventura del RA, fece parte di esplorazioni per tutto il pianeta che lo portarono nel 1972-73 a ripercorrere a dorso di cavallo insieme al figlio quattordicenne Luca, sulle orme del Milione, la Via della seta da Venezia a Pechino, poi in Patagonia, al Rio delle Amazzoni, luoghi in cui realizzò numerosi documentari e reportage giornalistici, alcuni dei quali per la Rai.

Sempre con Heyerdahl partecipò alla spedizione del Tigris nel 1977.

Morì per un improvviso infarto cardiaco il 31 maggio 1982 mentre saliva la via ferrata del Pizzo d'Erna.

Fu il primo italiano a farsi operare a una gamba con la tecnica dell'apparato di Ilizarov di distrazione osteogenetica presso il professor Gavril Abramovič Ilizarov. Mauri era affetto da pseudoartrosi infetta della tibia sinistra[1] risoltasi con una riduzione di 4 cm dopo tre interventi tradizionali. Nel 1980 si recò dal dott. Ilizarov e dopo 6 mesi di terapia riuscì a recuperare i 4 centimetri persi[2].

Spedizioni[modifica | modifica wikitesto]

Alpinismo[modifica | modifica wikitesto]

  • 1956 Monte Sarmiento (Cile, Terra del fuoco)
  • 1958 Cerro Moreno, Cerro Luca, Cerro Adela, tentativo Torre. (Argentina, Patagonia)
  • 1958 Gasherbrum IV (Pakistan, Karakorum)
  • 1960 Ruwenzori (Congo)
  • 1960 Monti Tunulia e Italia (Groenlandia)
  • 1966 Monte Bukland Cile (Terra del fuoco)
  • 1966 Aconcagua (Argentina)
  • 1969 4 vette inviolate Antartide
  • 1971 Kilimangiaro (Tanzania)
  • 1971 Everest tentativo

Amazzonia[modifica | modifica wikitesto]

  • 1966/1971 Lungo il Rio delle Amazzoni e il Rio Namundˆ con Padre Augusto Gianola

Australia - Nuova Guinea[modifica | modifica wikitesto]

  • 1967 Nel deserto fra gli aborigeni

Antartide e Artide[modifica | modifica wikitesto]

  • 1968 Base Scott nell'isola di Ross. Spedizione biologica censimento orsi

RA1 RA2 Tigris[modifica | modifica wikitesto]

  • 1969/1970 - 1977 Traversata Oceano Atlantico - Traversata Oceano Indiano

Marco Polo[modifica | modifica wikitesto]

  • 1972

Russia - Ilizarov Abramovic[modifica | modifica wikitesto]

  • 1977 Prima visita in Russia.
  • Nell'81 congresso internazionale di ortopedia a Bellagio.
  • 1982 Operazione

Mostre[modifica | modifica wikitesto]

Sono state organizzate due mostre fotografiche in occasione del trentesimo dalla sua scomparsa. (1982-2012).

2012[modifica | modifica wikitesto]

Quadreria di Malgrate - Lecco (2012)

2013[modifica | modifica wikitesto]

Palazzo delle Paure - Lecco (2013).

2014[modifica | modifica wikitesto]

BIT 2014 (Borsa Internazionale del Turismo) - Fiera Milano (Rho) dal 13 al 15 febbraio 2014, in collaborazione con il tour operator lecchese Earth Cultura e Natura

Libri[modifica | modifica wikitesto]

  • Carlo Mauri, Quando il rischio è vita, in Sesto grado, La Sorgente, 1975.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Tecnica Ilizarov, su chirurgia-funzionale.over-blog.com, 3 marzo 2007.
  2. ^ Roberto Cattaneo, DA ILIZAROV ALL’A.S.A.M.I. - Una storia lunga 20 anni, su mauriziocatagni.it. URL consultato il 27 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 28 marzo 2017).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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